mercoledì 29 agosto 2007

Test F1 a Monza (Foto)

Oggi erano in programma i test della F1 a Monza. Nonostante le condizioni atmosferiche non fossero il massimo (afa al mattino, afa al pomeriggio, seppur con qualche goccia d'acqua), il bilancio della giornata è stato tutt'altro che negativo. Più che altro ho passato il tempo fotografando qua e là o seduto sulle tribune a godermi un po' di sana F1 (beh, sana mica tanto in questi ultimi tempi). Qui di seguito vi posto alcune delle foto che ho scattato, con la previsione di aggiungerne altre in seguito (utopia, ma potrebbe anche accadere che la voglia di aggiornare il blog abbia la meglio sulla mia incessante pigrizia...)
Principalmente Raikkonen e Ferrari, ma non mancano anche le altre squadre: nemmeno Sutil si è salvato dall'obbiettivo della macchina fotografica ;-)



















martedì 28 agosto 2007

Sport Exige "made in Australia"

Dopo la 240R, la British GT e la Type 72D, un'altra speciale è uscita dai cancelli della Lotus, ma stavolta non dalla storica sede di Hethel nel Norfolk, bensì dalla divisione Lotus Sport in Australia. E infatti a quanto pare non verrà venduta al di fuori del mercato locale. Nome in codice: Lotus Exige Sport 240.
Ma passiamo alle novità: il 1.8 VVTL-i è stato dotato di un compressore e di un intercooler per raggiungere la potenza di 243 cavalli (come sulla 240R), un aumento di oltre il 10% rispetto alla Exige S. Un'altra novità è una sorta di manettino che permette di regolare il traction control su diversi livelli, una sorta di manettino Made in Lotus, novità introdotta con la fantastica 2-Eleven.

A frenare la Sport 240 ci pensano dei freni maggiorati: AP Racing da 308 mm all'anteriore e Brembo da 288 al posteriore. Un'altra modifica inedita è stata l'aggiunta di una sorta di launch control per partenze perfette, l'ideale per raggiungere i 100 km/h da fermo in soli 4,2 secondi.
Le modifiche continuano anche all'interno, dove l'aspetto è stato arricchito dai sedili sportivi ProBax in pelle nera, con stemma Lotus sul poggiatesta e logo Exige sullo schienale rifiniti in arancione, che ritroviamo anche sulle portiere e sui tappetini. Per il lancio, che avverrà all'Australian Motor Show, sono disponibili due speciali colori: il Sapphire Black e il Blaze Orange.

I fortunati australiani la potranno acquistare a partire dall'11 Ottobre prossimo, ad un prezzo di circa 20mila euro superiore alla Exige S di serie. C'è da dire che il sovrapprezzo non è proprio giustificato, però per una speciale c'è gente pronta a fare la fila...

giovedì 16 agosto 2007

Aston Martin DBS!

Eccola! Finalmente è lei, nelle sue vesti definitive!
La Aston ha tolto anche gli ultimi veli alla versione di serie della stupefacente DBS, già vista in Casinò Royale. E accidenti se è bella... con una carrozzeria così, anche i dati tecnici passano in secondo piano. Aston comunica che il V12 6 litri della sua ammiraglia sprigiona qualcosa come 510 cavalli e un picco massimo di 570 Nm di coppia. Il corpo vettura è stato alleggerito di oltre 65 Kg grazie anche all'uso di materiali compositi; i freni, per la prima volta su una delle belve di Gaydon, sono carboceramici e permettono di frenare la DBS, capace di raggiungere senza troppo sforzo i 302 Km/h, in spazi da record. Per raggiungere i cento con partenza da fermo bastano solo quattro secondi e tre decimi spicci, se si è abbastanza esperti da saper maneggiare come si deve il cambio manuale a 6 marce. La DB9 è una semplice GT, questa è una purosangue hard-core.
Ora sono troppo estasiato, cercherò di pubblicare qualche riflessione a freddo più tardi.
E per finire un enorme ringraziamento al grandissimo Jaguarista, che ha scovato lo scoop su Motor Authority prima di qualunque altro! Autoblog non ne parla ancora :-D


via: Jaguarmania e Il Blog di Jaguarista

mercoledì 15 agosto 2007

Queen of Spades

Bugatti Veyron: l'auto più veloce del mondo, bizzarri esperimenti di vari tuner esclusi. Una grassa (2 tonnellate) e potente (1001 cavalli) regina che può a buon ragione permettersi di scrutare dall'alto del suo trono qualsiasi avversaria pretendente allo scettro di "Signora delle Supercar".
Senza parlare del fascino che nasce dalla sua tremenda velocità, dal suo prezzo esagerato, dai quattro turbo che soffiano incessantemente aria dentro il W16 di 7 litri, e dall'impresa del coraggioso impianto di raffreddamento che tenta di calmare i bollenti spiriti di tutto quel ben di Dio che si rintana sotto il cofano.
"Ha più radiatori di casa mia", commentava Jeremy Clarkson con il ghigno beffardo sulle labbra, subito dopo aver soltanto assaggiato su strada le sconvolgenti prestazioni del mostro di Molsheim-Wolfsburg.

Eppure c'è poco da fare: anche di fianco a una "misera" Enzo sembra un camion...

lunedì 13 agosto 2007

Dylan Dog Color Fest

Per iniziare, una critica. Entrato in casa con in mano il volumetto, subito mi apostrofano: “Cos’è? Hai preso un album da colorare?”. E in effetti quel “Color Fest” buttato lì sotto il logo di Dyd in mezzo alla stupenda copertina di Dell’Otto, con quei colori da arcobaleno, quasi a ricordare una clip Word Art mal riuscita, beh, effettivamente la prima impressione che un profano ha è quella di un piccolo libretto da strapazzare con pastelli e pennarelli… se solo non fosse già colorato.
E infatti a sfogliarlo non sembra nemmeno un albo dell’indagatore dell’incubo, tant’è sfavillante e pieno di tinte vivaci che appaiono quasi fuori luogo, così diverse dal rigido schema monocromatico a cui la Bonelli ci ha abituato (seppur con qualche eccezione) dal lontano ’86.
Concluse le smorfie causate dal titolo e superate le ovvie considerazioni di stupore riguardo i colori, si apre il volume e si inizia la lettura.

Si parte subito con Dylan in Wonderland (Gualdoni/Brindisi): il piccolo Dylan e la sua amica Alice si tuffano in un viaggio tra realtà e fantasia nel paese di Wonderland, in un mondo di sogni e ma anche di paura e tremendo sconforto Come suggerisce il titolo, il riferimento ad Alice e il paese delle meraviglie è più che ovvio e risulta fin dall’inizio ben evidente anche un collegamento all’immortale storia di Peter Pan e alla volontà di “non crescere”, un desiderio che si annida in tutti noi. Potrebbe sembrare una storia basata su temi scontati e abusati, ma state sicuri che non è affatto così. Non mi sembra il caso di svelarvi la conclusione rovinandovi la lettura, ma vi basti sapere che non è tutto come potrebbe sembrare: la sorpresa è pronta dietro l’angolo per colpirvi piacevolmente, magari lasciandovi anche un po’ di malinconia. Voto 8

Un esordio che colpisce quello di Roberto Recchioni sulle pagine di Dylan Dog, con la sua Fuori tempo massimo. Dopo vent’anni passati in coma su un lettino d’ospedale, il pluriomicida Axel Neil si è svegliato, e non certo per prendere una tazza di tè. E’ assetato di sangue, ma si trova spiazzato da un mondo così diverso dai suoi anni ’80, anni ricordati da riferimenti più o meno evidenti, sparsi qua e là, a canzoni e gruppi rock/metal del periodo. E, parlando di citazioni, o “trite frasi a effetto”, come le descrive Dylan, è impossibile non notarne alcune molto fini (non so se volontarie o involontarie): per fare solo qualche esempio, il “Cenerai all’Inferno” è di chiaro stampo Trecentesco (il capolavoro di Miller, non il secolo); o ancora il “Questo è il meglio che sapete fare, mammolette?”, liberamente ispirato alle ultime parole del Marv di Sin City. E in effetti il nostro Axel Neil ci ricorda proprio Marv, in tutto e per tutto: grosso, grottesco, violento (un eufemismo, in questo caso), bruttissimo, ottuso; viene la voglia di prendere in prestito un’altra frase da Sin City, per descrivere Neil a puntino: “I più pensano che Marv sia pazzo. Ha solo avuto la sfiga nera di nascere nel secolo sbagliato; si sarebbe sentito a casa in un antico campo di battaglia a sventolare un’ascia in faccia a qualcuno, o in un’arena romana a fare a spadate con altri gladiatori come lui.
E succede proprio così anche ad Axel: non è a suo agio nel mondo di oggi, il suo antico campo di battaglia e la sua arena erano gli anni ’80. Ma ora è fuori tempo massimo.
A rendere questa storia ancora più sopra le righe ci sono i disegni di Massimo Carnevale, veramente eccelsi, a tratti quasi Milleriani (o sono io che vedo Miller dappertutto?), con un nero vivo e molto presente. Il colore non è, come negli altri racconti dell’albo, piatto e innaturale. Qui è parte integrante della vicenda, dei disegni: passiamo dalle tinte vivaci al quasi bianco e nero di alcune sequenze, in un gioco di luci e di ombre. Uno spettacolo per gli occhi.
Purtroppo anche nelle migliori produzioni bisogna trovare un difetto. E qui a fare da pecora nera è la fine della storia, una chiusura che sembra un po’ frettolosa. Non assolutamente nel senso di “scritta di fretta e con poca cura”, anzi! Il fatto è che non sembra del tutto credibile, c’è questa “conversione” che sembra troppo repentina, ecco tutto. C’è di buono che con l’ultima, esilarante battuta l’opera di Recchioni si fa perdonare ogni piccola pecca. Complimenti all’autore e auguri per la sue prossime avventure dedicate all’indagatore dell’incubo. Voto 8 abbondante

E’ l’acclamatissimo Tito Faraci l’autore del penultimo racconto, L’Accalappiasogni. Per il piccolo Billy è un momento molto triste: il suo amico immaginario, un cane bianco a strisce arancioni di nome Baldo, è scomparso e il ragazzo sospetta che sia stato rapito. Ancora una volta tocca a Dylan Dog risolvere il mistero del cane Baldo, e riportare a Billy il suo fedele compagno.
Come temi L’Accalappiasogni ci riporta subito a Dylan in Wonderland: fin dall’inizio sembra quasi che si voglia creare un legame con la spensieratezza dell’infanzia e il mondo fiabesco, con Dylan che viene paragonato ad un cavaliere senza macchia, difensore dei più deboli. Un legame che continua ininterrotto fino all’ultima divertente vignetta dedicata a Groucho.
Sicuramente non avete idea di quanto mi dispiaccia dire che questa è la storia che meno preferisco fra le quattro. L’abilità di Faraci alla penna è indiscutibile, molte battute sono azzeccatissime, ma il racconto ha un solo difetto, se di difetto possiamo parlare: l’ambientazione, i temi, lo svolgimento della trama sono quasi cartooneschi, con evidenti echi Disneyani. Ripeto, non che ci sia qualcosa di male in questo, sia chiaro, però L’Accalappiasogni sembra un po’ fuori luogo. E’ anche vero che uno degli obiettivi di questo Color Fest era esplorare risvolti sconosciuti del mondo di Dylan Dog, e se guardiamo l’opera di Faraci da questo punto di vista, bisogna ammettere che l’autore ha proprio colpito nel segno. Ma forse la colpa maggiore risiede nel fatto che nell’albo è stata posizionata appena dopo Fuori tempo massimo, e le differenze fra la storia “adulta” di Recchioni e questa più “bambinesca” sono ancora più marcate. Probabilmente se fosse stata posta all’inizio del volume e non in terza posizione l’effetto sul lettore sarebbe stato diverso. Voto 7

E si arriva così fin troppo in fretta all’ultima storia, Il Vampiro dei Colori, opera di Giovanni Di Gregorio. Uno sconosciuto viene trovato privo di sensi e condotto all’ospedale: clinicamente è sano come un pesce, gli unici elementi che destano non poca perplessità sono uno strano morso sul collo e il colore della sua pelle. No, Dylan non è diventato razzista, il fatto è che davanti agli occhi si trova una persona dal cui corpo è sparita anche la più minima traccia di colore! Il colpevole è forse un vampiro nemico del Technicolor? Possibile, ma la conclusione riserba ancora qualche sorpresa.
Ed è proprio questo finale che non mi ha convinto del tutto: come in Fuori tempo massimo viene scaraventato nella scena in modo un po’ repentino e, pur essendo originale, è forse un po’ “troppo” anche per l’universo di Dylan Dog. Per il resto la sceneggiatura è impeccabile; le uscite di Groucho sono fantastiche, come non si vedevano da lungo tempo: solo quelle renderebbero Il Vampiro dei Colori un racconto da non perdere, insieme ai dialoghi ben scritti e all’ironia sempre presente. Voto 7

Per concludere questa sorta di recensione, uno sguardo all’opera completa: il Color Fest è quindi un esperimento ben riuscito, una boccata di aria fresca per il ventenne Dylan Dog, un tentativo di esplorare facce del personaggio ancora sconosciute a noi lettori e una possibilità per autori estranei a Dyd di fornire il proprio contributo. L’unico difetto è che le storie meriterebbero ben più di 32 pagine per essere apprezzate come si deve.

Voto 7 abbondante

giovedì 9 agosto 2007

Ma è davvero una Impreza?

La Subaru ha rilasciato oggi le prime foto di una sorta di concept che verrà presentata a Francoforte e che prefigura il look della prossima belva da rally della casa delle Pleiadi basata sulla nuova, discutibile Impreza due volumi. Dopo anni di meritati successi su prove speciali di tutto il mondo, alla fine anche la berlina blu ha ceduto alla moda delle avversarie (Focus, Fabia e l'inguardabile C4) perdendo anche lei lo sbalzo del bagagliaio. E il risultato, com'è?
Mah, a freddo devo dire che pensavo peggio, quando ho visto le foto della nuova Impreza bazzicare per i blog qualche mese fa ci ero quasi rimasto. Un mito distrutto, già pensavo. E invece alla fine non è venuta fuori poi tanto malaccio, questa nuova controversa due volumi. Non ha una linea rivoluzionaria anzi, ha l'aria un po' anonima a dire il vero. Il frontale personalmente mi ricorda quello della Fabia, mentre invece il retro, pur non brillando per originalità, mi sembra meglio riuscito con quel doppio scarico e il tradizionale alettone di dimensioni spropositate.
Per farla breve, non è nulla di particolarmente eccezionale o deludente, giusto un po' sopra le mie pessimistiche aspettative, però se la confrontiamo con la versione attuale (in primo piano nella foto qui sopra) sfigura, e non poco.
Chissà se la nuova due volumi riuscirà a ritornare al vertice nelle competizioni rallistiche mondiali, visto che dopo la strepitosa vittoria del grande Petter nel 2003 è iniziato un lungo, incessabile declino verso le retrovie. Ma credo che la missione più difficile sia un'altra: la vera impresa (o meglio, "impreza") sarà far breccia nel cuore degli appassionati. Che ancora rimpiangono le vecchie, belle berline blu...


La foto sotto il titolo è un rozzo fotomontaggio di mia produzione: mi scuso per la qualità non eccellente ma non ho avuto il tempo nè la voglia di fare di meglio :-D

sabato 4 agosto 2007

Wasn't there a dream, last night?

Su, ammettiamolo. Anche ai più accaniti non-Ferraristi scivolerebbe un lungo, gelido brivido su per la schiena vedendo questa foto. Un brivido assolutamente non di terrore o, ancor peggio, disgusto (il che sarebbe a buon diritto considerabile come "bestemmia").
No, un brivido di eccitazione, di silenzio di fronte a un simile spettacolo, di una mente stuzzicata da un sogno lontano...
Un sogno, o meglio... il sogno: rivedere, ancora per qualche volta, una rossa vettura del Cavallino passare sotto quel ponte, in quel circuito, durante la più mitica Corsa (no, non la Opel) di sempre.
Come sembrano lontani i tempi in cui le 512 S solcavano quell'asfalto, inseguendo invano le imbattibili Porsche 917, spettacolari immagini di un'altra era rese immortali dal film-capolavoro di Steve McQueen. O ancora dell'eterna lotta fra P2, P3, P4 e Ford GT40 negli indimenticati e indimenticabili anni '60. O ancora prima delle sfide tra Testa Rossa, 250 GTO e LM con Jaguar e Aston Martin.
In altre parole, sono stufo dei 42 anni di digiuno, di mancanza di una Rossa al vertice della Gara, sul gradino più alto insieme agli altri grandi costruttori. E sono stufo di questa F1, di queste traversie legali, di questi veleni nel paddock. Sono stufo di amare uno Sport che perde i colpi. Che ogni giorno che passa è sempre più malato, più vicino al crollo definitivo.

Quello che sogno è competizione vera, nient'altro. Chiedo troppo?

venerdì 3 agosto 2007

Racing is life

"Racing: perché per il calcio, il baseball e il golf c'è bisogno di una palla sola"

"Le corse sono la vita. Qualsiasi cosa accada prima o dopo è solo attesa"

Il segreto delle corse racchiuso in così poche parole.
La prima frase è di un frequentatore di trackday, che l'ha impresso quasi come un Comandamento su un adesivo applicato sul retro della sua Lotus Elise.
La seconda, così tremendamente diversa dalla prima, non ha bisogno di presentazioni: bastano due nomi mitici, che affiancati fanno quasi rabbrividire: Steve McQueen, Le Mans.

mercoledì 1 agosto 2007

Per la vostra sicurezza...

Questa è una Safety Car coi fiocchi, altro che quel barcone della Mercedes CLK63 AMG che la FIA ci rifila ad ogni gran premio... ;-)