lunedì 31 maggio 2010

Museo Storico Alfa Romeo: i resti di un marchio glorioso

Nuvolosa giornata di maggio fuori Milano: uscita autostradale di Lainate, giusto il tempo di percorrere un chilometro di strada dopo il casello e subito ti assale la tristezza; ecco Arese oggi. Ettari di enormi capannoni abbandonati, piazzali deserti dove ormai l'asfalto ha lasciato posto alla giungla, strutture rugginose e fatiscenti. Nel bel mezzo di questo scenario quasi post-apocalittico si nasconde tuttavia quel gioiello che è il Museo Storico Alfa Romeo, ultimo baluardo di quella che era una volta una leggenda dell'automobilismo mondiale. Il cordiale guardiano alla sbarra consegna il pass e fornisce le indicazioni per raggiungere il museo: è lì, a duecento metri sulla destra, dopo aver percorso a piedi la strada deserta che conduceva a uno dei quartier generali dell'Alfa che fu. "Che fu", perchè dopo aver visto di persona e toccato con mano il tesoro che nasconde il museo di Arese, l'Alfa Romeo del 2010 ha in comune solo il nome: l'Alfa che fu è morta, la recente 8C non basta a riportare il marchio allo splendore di un tempo, ci vuole ben altro. Un ritorno alle competizioni, per prima cosa. Piange il cuore a vedere che capolavori del calibro della 33, della TZ2, o della 155 DTM (solo per citare alcuni mostri sacri custoditi nel museo) non abbiano una degna erede a solcare i circuiti di tutto il mondo.


Secondo: voglio una sportiva vera. Non una pachidermica e goffa berlina camuffata da coupè, ma qualcosa che segni una sorta di ritorno alle origini: leggera, a trazione posteriore, e magari scoperta. Consiglierei ai timonieri del gruppo Fiat di scrutare col cannocchiale al di là della manica, in quel di Hethel...
Il terzo, più che un desiderio, è una speranza; la speranza che il marchio Alfa Romeo non faccia la fine della povera Lancia, ormai ridotta ad essere un oltraggioso insulto al blasone del passato.
Qualche foto della mia visita al museo la potete trovare qui, su Flickr: